Sir Eduardo Luigi Paolozzi

Oltre alla cultura e alle tradizioni agropastorali (dai Pentri al brigantaggio, passando per i longobardi dell’epoca medievale), Viticuso è collegato al mondo della Pop Art e in particolare ad Eduardo Luigi Paolozzi (7/03/1924 – 22/04/2005), meglio noto come Sir Eduardo Paolozzi.
Noto principalmente per le sue opere di scultura e grafica, è considerato uno dei 6 artisti fondatori della Pop Art.

I genitori, di Viticuso, gestivano una gelateria nei pressi di Edimburgo ma Eduardo ritornava e trascorreva tutte le estati nel paese di origine.

Dopo gli studi all’Edinburgh College of Art, alla Saint Martin’s School of Art e alla Slade School of Fine Art dell’Università di Londra, si trasferì a Parigi (1947-1949), dove fra i vari artisti conobbe Alberto Giacometti, la cui influenza (come quella di altri surrealisti incontrati a Parigi) può essere notata nel gruppo di sculture a cera realizzate da Paolozzi a metà degli anni Cinquanta. Le loro superfici, costellate di oggetti e parti di macchine hanno dato il via al mito Paolozzi.

Casa Paolozzi a Viticuso nel 1951, fotografata da Nigel Henderson

I was a Rich Man’s Plaything” del 1947

Se le radici italiane di Sir Eduardo Paolozzi e gli elementi di design italiano introdotti da Gio Ponti e Bruno Munari hanno influenzato la sua estetica e il suo lavoro, lo stesso artista ha avuto un impatto significativo sul mondo artistico italiano, collaborando con Enrico Baj, Mimmo Rotella ed Arnaldo Pomodoro.

Spesso le sue opere riflettono la fusione di elementi italiani e britannici, contribuendo a un legame tra le due culture nel mondo del design.

Dopo Parigi, si trasferì di nuovo in Inghilterra, stabilendo a Chelsea il suo studio, che era pieno di centinaia di oggetti di riciclo, modelli, sculture, materiali, attrezzi, giocattoli e pile di libri. Una ricostruzione del suo studio è visibile alla National Gallery di Edimburgo.

La sua opera “I was a Rich Man’s Plaything” del 1947 è considerata la prima della Pop Art e la prima a mostrare la parola “pop”. Paolozzi mostrò questo collage a Londra, nel 1952, come parte della sua rivoluzionaria presentazione della serie “Bunk!” al primo incontro dell’Independent Group, il movimento che ha generato la Pop Art britannica.

Negli anni ’70 si cimentò nel design industriale con una serie di 500 pezzi del pregiato servizio da tavola Suomi di Timo Sarpaneva, che Paolozzi decorò per la Studio Linie del produttore di porcellane tedesco Rosenthal.

Nel 1979 fu eletto alla Royal Academy e nel 1986 fu promosso alla carica di Scultore Ordinario di Sua Maestà per la Scozia, carica che mantenne fino alla sua morte. Ricevette anche una Laurea Honoris Causa dalla Heriot-Watt University nel 1987 ed infine, nel 1989 fu nominato cavaliere da Elisabetta II.

Nel 1994, Paolozzi donò alla Scottish National Gallery of Modern Art un ampio corpo delle sue opere e gran parte del contenuto del suo studio. Nel 1999, le National Galleries of Scotland aprirono la Dean Gallery per esporre questa collezione. La galleria espone una ricostruzione dello studio di Paolozzi, con il suo contenuto che evoca le sedi originali di Londra e Monaco e ospita anche un ristorante scozzese-italiano, Paolozzi’s Kitchen, creato da Heritage Portfolio in omaggio all’artista locale.

Nel 2001, Paolozzi subì un ictus quasi fatale, causando un errato rapporto di una rivista che affermava che fosse morto. La malattia lo costrinse a usare una sedia a rotelle, e morì in un ospedale a Londra nell’aprile 2005.

Ricerche e testi a cura di Igor Todisco.

Sir Eduardo Paolozzi (in piedi) con la sua famiglia fuori dalla propria casa a Viticuso. Foto di Nigel Henderson

Sir Eduardo Paolozzi (in piedi) con la sua famiglia fuori dalla propria casa a Viticuso. Foto di Nigel Henderson